Terza tappa di Ascenza On The Road edizione 2025: dopo aver toccato il mondo-mela a Interpoma, il Tour tecnico-divulgativo di Ascenza Italia si è spostato in Sicilia con una seconda puntata incentrata sugli agrumi, tornando poi a fare tappa ancora in Sicilia per trattare di una coltura di origine tropicale che anche in Italia sta incontrando i favori del mercato: l’avocado.
La puntata numero tre di AOTR ha quindi colto le testimonianze di ricercatori e produttori, al fine di condividere i dettagli tecnici salienti di questa coltura, sia dal punto di vista agronomico, si economico.
Avocado: leggi anche le interviste ai ricercatori.
Con un mercato globale stimato nel 2025 pari a 20 miliardi di dollari americani – e una previsione di toccare i 26 miliardi entro il 2030 – la varietà Haas è quella ampiamente maggioritaria quanto a volumi scambiati di avocado.
Il Messico è il primo Paese produttore, con circa il 40% di share, seguito da altri Paesi caraibici, come la Repubblica Dominicana, e da alcune aree centro e sudamericane. Più di recente l’avocado sta incontrando crescente interesse anche in Indonesia, Usa e Africa.
In Italia l’avocado è ancora una coltura di nicchia, ma sta guadagnando progressivamente le attenzioni del comparto agricolo e della grande distribuzione nazionale ed europea.
Andrea Passanisi e Vincenzo Luccisano sono due produttori di avocado, il primo siciliano di Giarre, in provincia di Catania, e titolare dell’azienda “Sicilia avocado”, il secondo calabrese.
La visione di Andrea Passanisi verte sulla necessità di conoscere molto bene il proprio territorio in ogni sua peculiarità. Il profilo pedoclimatico influenza infatti la crescita e la vigoria delle piante. In tal senso Giarre è uno dei comuni più piovosi della Sicilia e i terreni sono fortemente influenzati dall’origine vulcanica, data la prossimità dell’Etna ai campi coltivati, potendo così contare su elevata disponibilità di ferro, zinco e manganese.
Nei primi anni di coltivazione si pativa dell’inesperienza, commettendo alcuni errori di valutazione. Ciò ha stimolato l’interazione fra produttori ed esperti che apportassero la necessaria conoscenza della coltura, come per esempio i ricercatori universitari. Ancora debole appare invece l’anello dell’assistenza tecnica, poiché sono ancora pochi gli agronomi che abbiano sviluppato una competenza solida in tema di colture tropicali. Il settore nel frattempo si sta evolvendo e quindi la richiesta di assistenza tecnica sta divenendo sempre più elevata.
Dal punto di vista commerciale, il brand “Sicilia Avocado” è presto divenuto un solido riferimento commerciale, gestendo 57 aziende agricole che producono anche frutti tropicali. L’avocado è oggi presente non solo sui maggiori siti di e-commerce, bensì anche in alcune catene della grande distribuzione, sia italiane, sia europee.
La domanda di avocado italiano è influenzata in buona parte dall’eccellente qualità dei frutti, difficilmente paragonabile a quella di altre aree di produzione. Tale vantaggio poggia anche sulla filiera estremamente corta, poiché l’avocado siciliano può giungere in Germania o in Francia in meno di 48 ore, contro i molti giorni necessari al trasporto via nave da Oltreoceano.
Oltre al frutto, però, l’avocado può offrire anche un secondo fronte commerciale, ossia quello dell’olio. Sviluppare il processo di estrazione non è stato semplice, soprattutto se si ha come obiettivo la preservazione di tutte le qualità dell’olio stesso. Qualità che possono essere garantite solo da un’attenta selezione dei frutti migliori e dai successivi processi di estrazione a freddo.
In altre realtà produttive si estrae la materia grassa con temperature superiori ai 50°C, massimizzando da un lato la quota estratta, ma perdendo parte delle componenti aromatiche del prodotto finale. Lavorare al di sotto dei 30°C eleva invece la qualità finale dell’olio, ma implica una resa che si ferma al momento al 16%. Nonostante tali difficoltà, oggi “Sicilia Avocado” è l’unica realtà in Italia che produca olio di avocado, per giunta di altissima qualità.
Oltre alla Trinacria anche la Calabria produce avocado e su tale esperienza è stato intervistato Vincenzo Luccisano, produttore di agrumi e avocado. La limitazione territoriale dovuta alle condizioni pedoclimatiche e idrologiche è forse ancor più sentita in Calabria, bagnata da due mari, ossia lo Ionio, a est, e il Tirreno, a ovest. Due quindi le aree di coltivazione dell’avocado, molto differenti fra loro per terreni, temperature e qualità delle acque.
Circa quest’ultimo punto, influiscono negativamente le falde sempre più basse, a causa della riduzione delle piogge e della loro prevalenza in alcuni ristretti momenti dell’anno. Ciò ha comportato un progressivo peggioramento qualitativo delle acque di falda, legato soprattutto alla loro crescente salinità. Per tali ragioni sono state adottate tecniche di microirrigazione, utili anche in ottica di sostenibilità di lungo periodo della coltura dell’avocado e dell’agricoltura calabrese in genere.
Così come visto in Sicilia, anche in Calabria i produttori patiscono ancora di una scarsa assistenza tecnica sul territorio, potendosi però interfacciare con università di agraria come quella di Reggio Calabria e i già citati atenei di Catania e Palermo. Importanti contatti sono
stati inoltre creati anche con tecnici israeliani e spagnoli. Collaborazioni che hanno apportato conoscenze all’avanguardia soprattutto sul fronte della gestione delle acque irrigue.
Secondo Vincenzo Luccisano, oggi i frutti di avocado sono considerati un superfood dai consumatori, quindi numerosi si stanno mostrando anche gli sbocchi commerciali.
L’avocado può quindi divenire un’ottima alternativa economica e gestionale per le aziende agricole site nelle aree vocate alla sua coltivazione.