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Resistenze agli agrofarmaci: come nascono e come contrastarle

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Resistenze agli agrofarmaci: come nascono e come contrastarle
2025-02-06
Prodotti

La riduzione dei meccanismi di azione disponibili sta inasprendo la lotta alle resistenze che malerbe, insetti e patogeni sviluppano nei confronti degli agrofarmaci

Fungicidi, erbicidi e insetticidi stanno fronteggiando casi crescenti di resistenze ai diversi gruppi di agrofarmaci. Il DNA è infatti molto fluido nel tempo, dando vita a continue mutazioni genetiche casuali tali per cui un organismo può divenire indifferente a una specifica sostanza attiva. Ciò avviene per esempio con gli antibiotici, siano essi a uso umano o animale, ma può capitare anche in fitoiatria, con tutti i problemi gestionali che ne derivano. 

Di base, va però sfatato un mito: non sono le sostanze attive a “creare” i geni per la resistenza. Questi si formano spontaneamente per motivi del tutto casuali, salvo divenire dominanti quando una famiglia di sostanze attive divenga fattore selettivo. L’uso irrazionale dei prodotti ha quindi un ruolo semplicemente moltiplicativo di quel fattore genetico originatosi spontaneamente, per puro caso. 

Una volta esposti a specifiche sostanze attive, questi geni conferiscono infatti un vantaggio competitivo rispetto alle popolazioni non mutate, permettendo di sopravvivere a un maggior numero di individui. Perseverando il fattore condizionante, per esempio tramite l’uso prolungato delle medesime sostanze attive, tale vantaggio favorirà la diffusione numerica degli individui mutati, i quali diverranno presto predominanti in una determinata area. La diffusione di tali popolazioni verrà poi ulteriormente facilitata dal trasporto fisico di semi, insetti e spore da un appezzamento all’altro, tramite per esempio i mezzi agricoli.  

Mutazioni e ciclo colturale

Alcune mutazioni non intervengono in modo omogeneo durante tutto il ciclo delle piante. Per esempio, nella vite i patogeni mutano con minor frequenza a inizio e fine stagione, mentre massime sono le mutazioni nelle fasi centrali del ciclo colturale. 

Alcune resistenze sono inoltre cross-spectrum, possono cioè interessare o meno sostanze attive della medesima famiglia chimica. Nel primo caso, la resistenza occorre su un sito d’azione in comune a diverse molecole, nel secondo interviene su un sito specifico per una sostanza attiva ma non di un’altra, sebbene appartengano alla medesima famiglia chimica e Gruppo Frac. In tal caso, pur interrompendo il medesimo processo enzimatico, il sito d’azione specifico può infatti essere diverso. 

Le basi genetiche delle resistenze

Nello specifico caso delle resistenze dovute a mutazioni, queste possono avere carattere dominante o recessivo. In quest’ultimo caso può anche succedere che durante la riproduzione sessuata dell’organismo mutato il gene recessivo venga coperto da uno dominante, ripristinando la sensibilità alle sostanze attive. Queste ritorneranno quindi a funzionare, pur con la consapevolezza dei rischi che la circolazione di tali geni recessivi continua a rappresentare. 

Altre volte, la mutazione dà sì un vantaggio competitivo nei confronti di una sostanza attiva, me crea al contempo svantaggi di altro genere, sfavorendo i ceppi mutati nei confronti di quelli non mutati. Per tale ragione i mutanti rimangono comunque contenuti per numero nel novero complessivo della specie, mitigando gli effetti stessi della resistenza. 

Infine, come detto, alcuni geni della resistenza sono naturalmente già presenti nell’organismo anche prima della sua esposizione alle sostanze attive usate per il suo controllo. A conferma, in Giappone è stato individuato un ceppo di peronospora che possiede naturalmente i geni che lo rendono resistente a cimoxanil anche senza mai averlo incontrato prima. 

Fortunatamente, tale ceppo è confinato geograficamente e risulta ampiamente minoritario dal punto di vista numerico sul totale della popolazione del fungo. La sua competitività generale non è cioè particolarmente spiccata rispetto a tutti gli altri ceppi di peronospora noti. In sostanza, un programma di difesa razionale permette di mantenere questo ceppo numericamente irrisorio rispetto a tutti gli altri ceppi del patogeno. 

Mildiou

 

Non solo fungicidi

A patire di resistenze sono anche erbicidi e insetticidi. Circa i primi, riferimento internazionale è il Hrac (Herbicide resistance action committee). In Italia le attività di ricerca e monitoraggio delle resistenze sono invece merito del Gire (Gruppo italiano resistenza erbicidi). 

La mancanza di rotazioni colturali e la scarsa alternanza di meccanismi d’azione hanno favorito nel tempo la diffusione delle resistenze anche a favore di numerose malerbe. Il fenomeno è monitorato da vicino e sono prodotti periodici aggiornamenti atti a meglio programmare la gestione delle infestanti. 

Fra gli insetti, infine, si sono iniziati a registrare aumenti nei casi di resistenze a partire dai primi anni ’50, crescendo nel tempo sino a sfiorare in Europa i 600 casi. Emblematica in tal senso Psylliodes chrysocephala, l’Altica delle brassicacee. In Inghilterra è divenuto un problema di primaria importanza, poiché i piretroidi su questo parassita non funzionano più. Se fino ad alcuni anni fa si potevano infatti impiegare organofosfati, carbammati, neonicotinoidi e piretroidi, oggi sono rimasti solo questi ultimi a causa della Revisione Europea. Come risultato, nel volgere di breve tempo l’efficacia in capo dei piretroidi è crollata, lasciando campo libero all’insetto. 

Strategie di mitigazione

Nelle colture basse oltre a una accorta rotazione colturale è auspicabile una significativa alternanza nell’uso delle sostanze attive e dei meccanismi d’azione. Nei diserbi dei cereali è infatti bene applicare già in autunno gli erbicidi di pre-emergenza, poiché offrono un modo d’azione differente rispetto a quelli di post-emergenza, come per esempio gli Als inibitori o gli specifici graminicidi (FOPs). Anche le pratiche di diserbo meccanico possono giovare al contenimento delle resistenze, poiché agiscono sulle infestanti in modo fisico anziché chimico. 

Contro le resistenze dei funghi patogeni è da prestare massima attenzione all’alternanza di sostanze attive diverse, sia nel corso dell’anno, sia degli anni contigui. Nei programmi di difesa è poi bene compaiano anche sostanze multisito (es. folpet nella vite), come pure giova inserire nei programmi microrganismi, sostanze di origine naturale (es. olio essenziale di arancio dolce) e sostanze di base (es. chitosano). 

Oidio

 

Contro gli insetti, per lo meno contro alcuni, sono disponibili i sistemi di confusione sessuale, capaci di abbassare la popolazione dei parassiti senza interventi insetticidi. La loro applicazione riguarda però solo alcuni specie, soprattutto lepidotteri, quindi tale tecnica ha al momento ancora diverse lacune sulla maggior parte delle specie che affliggono le colture agrarie. Infine, sono entrati in uso anche i sistemi “attract&kill”, basati su esche proteiche attivaste con insetticidi. La loro applicazione è però mirata soprattutto al controllo dei ditteri di olivo e alberi da frutto in genere.