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Vigneto

Vigneto

L'Italia è indubbiamente rinomata per la sua viticoltura,  che può essere riconosciuta come eccellenza nazionale.  Ogni anno i viticoltori si impegnano per proteggere vigne e viti per garantire produzioni di qualità. ASCENZA è in grado di offrire programmi di difesa e formulazioni specifiche in grado di supportare la viticoltura moderna. 

Vigneto
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Il valore della produzione viticola
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L'Italia è il primo Paese per volume di produzione ed esportazione di vino, seguita da Francia e Spagna. Il vino è prodotto in quasi la totalità della penisola, con una superficie coltivata a vigneto di 702.000 ettari. La variabilità pedoclimatica del Paese offre una varietà di altitudini e di condizioni climatiche e pedologiche per la coltivazione della vite.

Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF) ha documentato oltre 350 vitigni e ha concesso loro lo status di "autorizzati". Sono in circolazione anche più di 500 altre varietà documentate.

Nel 2018 sono stati raccolti 7,67 milioni di tonnellate di uva e sono stati prodotti 5,66 miliardi di litri di vino. In questo anno il 37% del vino è stato esportato.

Nel 2021, la superficie coltivata per la raccolta di uva da vino è stata di 651,28 mila ettari e le tre regioni con la maggiore produzione sono state la Puglia (1,403 milioni di tonnellate), il Veneto (1,402 milioni di tonnellate) e l'Emilia-Romagna (821,269 mila tonnellate).

Oggi in Italia sono presenti 408 Disciplinari di produzioni di vini DOP e 118 di vini IGP.

 

 

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Le infestanti del vigneto
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La gestione integrata infestanti vigneto

La gestione delle infestanti (o malerbe) nel vigneto è una pratica comune finalizzata a contenere lo sviluppo della flora spontanea, che può:

  • competere con la coltura per acqua, luce e nutrienti;
  • intralciare le operazioni colturali e la raccolta;
  • fungere da serbatoio per ospiti alternativi per patogeni e parassiti;
  • compromettere la qualità del raccolto.

Infestanti del vigneto

Pratica diffusa è adottare l'inerbimento controllato, temporaneo o permanente, con specie seminate o più frequentemente autoctone. Nella maggior parte dei vigneti la gestione delle infestanti prevede l'inerbimento controllato tra le file intervenendo con il diserbo chimico sulla fila.

Gli agrofarmaci più impiegati sono erbicidi ad azione fogliare (disseccanti o devitalizzanti), da soli o in miscela con residuali allo scopo di assicurare una maggiore azione nel tempo e ridurre il numero degli interventi. 

Uno dei fattori che deve essere tenuto in considerazione è la scelta del momento di applicazione, che varia in funzione generalmente delle condizioni climatiche, sistema di allevamento adottato, stadio di sviluppo delle infestanti, composizione floristiche.

È sempre opportuno alternare diserbanti a diverso meccanismo d'azione, specialmente se negli areali dove si opera ci sono conclamanti casi di popolazioni di malerbe resistenti (Lolium sp., Conyza sp.

Malerbe che intaccano il vigneto

Risultati interessanti sono stati raggiunti anche attraverso l'alternanza erbicidi - lavorazioni meccaniche 

L’approccio più razionale risulta quindi essere quello integrato, in cui le differenti soluzioni vengono impiegate nei momenti più opportuni e con le modalità più consone all’ottenimento dei migliori risultati, a fronte dei minori impatti sul terreno e sull’ambiente.

Agrofarmaci consigliati:

Matsuda 25 WG


Vigneti Italiani

Lolium infestante vigneto

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Parassiti e malattie
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Oidio
Botrite
Peronospora
Tignoletta
La Flavescenza Dorata
Tripidi
Acari della vite

Oidio della vite

Conosciuto anche con il nome di mal bianco, rappresenta, insieme alla peronospora, una delle malattie fungine chiave della vite. L’agente patogeno, Erysiphe necator, è un fungo ascomicete e parassita obbligato che trova condizioni favorevoli al suo sviluppo nella maggior parte delle regioni italiane, soprattutto in aree umide o in vigneti che manifestano suscettibilità a questa malattia.

Il patogeno attacca tutti gli organi erbacei della pianta (grappoli, foglie, tralci e germogli) determinando danni che in presenza di condizioni favorevoli allo sviluppo l’infezione può assumere carattere epidemico. Il principale sintomo della malattia è costituito dalla formazione della tipica muffa biancastra polverulenta che ricopre tutti i tessuti infetti.

I sintomi sul grappolo possono apparire da dopo l’allegagione fino ad invaiatura avvenuta. Sulla superficie dell’acino si nota una patina biancastra polverulenta (micelio epifita) al di sotto del quale cominciano a comparire delle vistose reticolature nerastre, corrispondenti alle cellule necrotizzate dal fungo. L’area necrotizzata impedisce il corretto sviluppo dell’acino, che in fase di accrescimento può spaccarsi creando delle vie per lo sviluppo di altri patogeni (es. botrite).

oidio della vite

La base di una corretta fitosanitaria è l'attento monitoraggio dello stato fitosanitario del vigneto.

Il controllo dell'oidio con gli agrofarmaci

Prevede l’impiego sia di prodotti di copertura, ad azione prevalentemente preventiva, e prodotti endoterapici ad attività curativa ed eradicante, in grado di bloccare l’infezione in atto.

Agrofarmaci consigliati:

Azufril MG      Brek        Douro 10 WG     Douro 100 EC 

Gat Tessla 25 WG    Tokra    Vegas 50 WG  Prev- Am Plus 

 

Controllo dell'oidio con le sostanze di base

Carpet®, a base di bicarbonato di sodio, rappresenta una soluzione sostenibile, naturale e a basso impatto per il controllo dell’oidio. Può essere impiegato in miscela con gli agrofarmaci autorizzati per il controllo del patogeno, inserendosi in una strategia anti-resistenza. 

oidio nella vite -  scopri Carpet®

Botrite della vite

Botrytis cinerea è un fungo polifago in grado di provocare una significativa perdita di resa e qualità in vigneto. È in grado di infettare tutti gli organi della pianta, in particolare il grappolo, nel periodo che va dall’invaiatura alla vendemmia: gli acini cominciano a virare colore, perdono la consistenza e si ricoprono di una muffa grigia.

botrite della vite

Talvolta in presenza di particolari condizioni metereologiche, la colonizzazione dell’acino da parte del fungo precede con lentezza ed è associata ad una consistente perdita di acqua da parte della bacca con conseguente aumento del tenore zuccherino e accumulo di alcuni metaboliti fungini, sfociando nel cosiddetto marciume nobile.

Stadi fenologici sensibili

Il calendario fenologico tradizionalmente individua almeno 4 stadi vegetativi della vite a rischio infettivo:

  1. fine fioritura;
  2. pre-chiusura grappolo;
  3. invaiatura;
  4. circa tre settimane prima della raccolta.

Nei vigneti ad alto rischio e in condizioni climatiche favorevoli per il patogeno, è consigliabile intervenire in pre-chiusura grappolo e in una fase intermedia fra l’invaiatura e le 2-3 settimane prima della vendemmia.
In condizioni di basso rischio indipendentemente dalla varietà e dalla pressione della malattia, il trattamento fondamentale viene eseguito in pre-chiusura grappolo (prima che l’interno del grappolo non possa venire più raggiunto dal principio attivo).
Successivamente è consigliabile effettuare il secondo intervento nelle altre fasi in funzione dell’andamento climatico. Nelle annate a scarsa piovosità nel periodo prima della raccolta, questo trattamento spesso risulta fondamentale. Il trattamento a fine fioritura è da prendere in considerazione solo se ci si trova in condizioni di elevata pressione della malattia, su vitigni particolarmente suscettibili e con decorsi climatici molto favorevoli al patogeno.

Come gestire la botrite in vigneto?

  • Adottare le Buone Pratiche agronomiche (inerbimento del terreno; concimazioni azotate ed irrigazioni limitate; potatura verde all’invaiatura, sfogliatura in prossimità della vendemmia);
  • Verificare che le condizioni siano idonee allo sviluppo della botrite;
  • Adottare una strategia di difesa anti-resistenza, alternando sostanze attive a diverso meccanismi d’azione.

Agrofarmaci consigliati:

Cardinal 50 WG   Erune

Sostanze di base consigliate:

Prevatect

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vigneto

 

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Peronospora della vite

La peronospora della vite è una grave malattia fungina, causata da Plasmopara viticola, che devasta i vigneti di tutto il mondo, soprattutto quando il clima è umido, piovoso e mite.

peronospora della vite

Sulle foglie in accrescimento, i primi sintomi compaiono in corrispondenza della pagina superiore delle foglie, come macchie decolorate più o meno estese dai contorni relativamente regolari. Si localizzano in prossimità dei margini e risultano clorotiche giallastre e tipicamente translucide (macchie d’olio) nel caso dei vitigni a bacca bianca, e rossastre in alcuni vitigni a bacca nera. In condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo del fungo (elevata umidità) sulla pagina inferiore in corrispondenza delle macchie d’olio si osserva la comparsa di efflorescenza biancastra e necrosi che possono talvolta portare all’anticipata filloptosi. L’attacco sui germogli provoca una ipertrofia dei tessuti con il conseguente accrescimento irregolare.

Sui grappoli, l’attività del fungo prima dell’allegagione comporta la deformazione degli acini, con successivo sviluppo delle fruttificazioni in condizioni favorevoli. Dopo l’allegagione i sintomi a carico dei grappoli possono essere di due tipologie a seconda dello stadio di sviluppo.

Il marciume grigio è tipico dei giovani grappoli con raspo e racimoli ancora in gran parte erbacei e acini piccoli. L’infezione di tali organi si manifesta con una colorazione plumbea, successivamente vengono ricoperti dalle fruttificazioni del fungo emesse attraverso gli stomi degli acini con formazione nell’insieme di una colorazione grigia.

Sui grappoli più vecchi, l’infezione degli acini determina, per lo più senza evidenziare fruttificazioni fungine (da qui il nome di peronospora larvata), una colorazione brunastra, perdita di turgore e avvizzimento. L’assenza di fruttificazioni del fungo si spiega in quanto “l’evasione del fungo” dagli acini esclusivamente attraverso gli stomi o altre fessurazioni.

Il marciume grigio si verifica abitualmente in primavera, viceversa la peronospora larvata è particolarmente frequente nelle estati fresche e piovose che consentono attacchi tardivi.

I danni legati alla presenza ed alle infezioni di Peronospora sono legati ai seguenti fattori:

  • riduzione della produzione dell’annata
  • riduzione delle riserve nutritive della pianta
  • perdita di vigore e riduzioni di produzioni anche ingenti nelle annate successive.

Come difendersi dalla peronospora?

L’attenta valutazione delle condizioni pedoclimatiche e delle pratiche agronomiche possono essere determinanti nello sviluppo della peronospora in vigneto.

Lo sviluppo delle infezioni di P. viticola è strettamente legato alle condizioni meteorologiche. Il costante rilevamento dei dati climatici (temperatura dell’aria, intensità e durata delle piogge, durata della bagnatura fogliare e umidità relativa) e la successiva elaborazione dei dati mediante modelli più o meno complessi (es. EPI che permette di prevedere l’intensità del rischio di infezioni sulla base di confronti di serie storiche di osservazioni meteorologiche con quelle dell’anno in corso). Fare sempre riferimento alle indicazioni riportate dai bollettini fitosanitari emessi dai Servizi di Assistenza operanti a livello territoriale.

Per una razionale attuazione della difesa antiperonosporica riveste particolare importanza la scelta dei prodotti utilizzabili in base alla fase fenologica ed all’andamento meteorologico.

È consigliabile quella linea di difesa antiperonosporica che privilegia i tradizionali prodotti di copertura o loro miscele con citotropico a protezione della vegetazione di maggio, prevede quindi il ricorso agli endoterapici sistemici in prefioritura e postfioritura e si conclude con applicazioni di formulati rameici, eventualmente in miscela con citotropico, a partire dalla fase di post allegagione.

Prodotti antiperonosporici

Il numero di formulati antiperonosporici in commercio è molto ampio e varie sono le modalità di azione nei confronti del micete, sulla base di queste si possono suddividere in:

  • prodotti preventivi o di contatto, che rimanendo sulla superficie esterna degli organi vegetativi impediscono l’incontro delle spore e dei conidi del patogeno con l’ospite; questi anticrittogamici devono essere impiegati tempestivamente, coprendo tutti gli organi suscettibili di attacco, prima della avvenuta infezione; possono essere dilavati da complessivi 25-30 mm di pioggia caduti in una o più piogge consecutive;
  • prodotti curativi che presentano la capacità di bloccare lo sviluppo del fungo durante il periodo di incubazione ed anche dopo l’avvenuta sporulazione, a questa categoria appartengono gli antiperonosporici endoterapici

Negli ultimi tempi stanno prendendo piede soluzioni per il controllo della peronospora sempre più sostenibili, che possono rappresentare alternative interessanti da integrare alle strategie tradizionali per limitare l’impiego dei principi attivi di sintesi e sfavorire l’insorgenza di fenomeni di resistenza. Un esempio sono i botanicals, principi attivi estratti dai vegetali che vengono successivamente formulati in prodotti commerciali, come l’olio essenziale di arancio dolce, ottenito con un particolare processo industriale di spremitura a freddo.

Questo prodotto, ha un meccanismo di azione che lo rende adatto nella lotta contro la peronospora, in particolare dissecca per contatto diretto sporangi e zoospore, ridicendo il potenziale di inoculo nel vigneto e risultando particolarmente interessante per far fronte alla riduzione dei quantitativi di rame ammessi.

Agrofarmaci consigliati

Sostanze di base consigliate:

Equiset

Prevatect

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Tignoletta della vite

La Lobesia botrana, nota come tignoletta della vite, è un lepidottero tortricide diffuso in tutta Italia. 

I danni, causati dalle larve, sono generalmente a carico dei bottoni fiorali, racimoli e grappoli. I fori di penetrazione provocati dall’attività trofica delle larve, tra la fase di pre-maturazione e la pre-raccolta, provocano perdita di peso e, predisporre il grappolo ad infezione di botrite e marciume acido.

La Lobesia svolge generalmente 3 generazioni l’anno. Maschi e femmine hanno comportamento crepuscolare e si accoppiano dopo lo sfarfallamento. Le femmine fecondate depongono sui bottoni fiorali le uova dall’aspetto lenticolare e visibili a occhio nudo. Dopo 1-2 settimane in prossimità dei pedicelli e del rachide nascono le larve che erodono i fiori avvolgendoli con fili sericei a formare i caratteristici glomeruli.

L’'incrisalidamento avviene all'interno dei glomeruli o in altri ripari. Il secondo e terzo volo di adulti avviene rispettivamente da fine giugno a metà luglio e tra agosto e metà settembre. Le larve nate da queste ultime generazioni erodono gli acini in superficie o vi praticano profondi fori di penetrazione. Le larve dell'ultima generazione, giunte a maturità, cercano un riparo e si incrisalidano, avviandosi alla diapausa.

Come controllare la tignoletta?

  • Monitoraggio attività degli adulti tramite l’installazione delle trappole a feromoni e rilievi visivi in prossimità del vigneto (Soglia intervento per uva da tavola  3-4% di grappoli colpiti, mentre per le uve da vino al 10-15%);
  • Il monitoraggio dei danni consente di posizionare con maggiore efficacia i prodotti insetticidi, sia biologici (come spinosad e Bacillus thuringiensis) sia chimici individuando le fasi di maggiore suscettibilità (es. fase di “testa nera” delle uova, che è quella precedente la schiusa).

Agrofarmaci consigliati:

Atals

Deltasap 

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Cicaline e Flavescenza Dorata

Cicaline e Flavescenza Dorata

Tra le cicaline che possono arrecare danni alla vite, Scaphoideus titanus sicuramente è una delle specie più note. Lo scafoideo inoltre è il principale vettore del fitoplasma associato alla flavescenza dorata della vite.
Lo scafoideo presenta una sola generazione all’anno e sverna come uovo sotto il ritidoma dei tralci. La schiusura delle uova si protrae scalarmente fino a tutto luglio e le prime neanidi compaiono verso metà maggio, mentre gli adulti compaiono verso la fine di giugno e sono presenti fino a settembre. Per acquisire il fitoplasma l’insetto deve alimentarsi per circa una settimana su una pianta infetta; dopo un periodo di latenza di due-tre settimane il fitoplasma passa dall’intestino all’emolinfa e poi alle ghiandole salivari e dopo un’ulteriore settimana l’insetto vettore è in grado di inocularlo su una vite sana. Pertanto, la cicalina non può trasmettere la malattia prima di 25-30 giorni da quando ha iniziato ad alimentarsi su una pianta infetta.

Nelle manifestazioni precoci le infiorescenze o i grappolini disseccano e cadono, i tralci infetti appaiono di consistenza gommosa, non lignificano e tendono a ripiegarsi verso il basso. In piena estate i grappoli raggrinziscono progressivamente fino a disseccare in modo parziale o totale, le lamine fogliari risultano ispessite, bollose, di consistenza cartacea, con i bordi arrotolati verso il basso ed assumono una colorazione giallo-dorata nei vitigni a uva bianca e rosso vinosa in quelli a uva nera.

A causa dei seri danni alla produttività del vigneto, la flavescenza dorata è oggetto di lotta obbligatoria in Europa e in Italia da un ventennio (DM 31/05/2000), con misure specifiche per il materiale vivaistico e per le aree con focolai, con monitoraggi da parte dei Servizi fitosanitari e l’obbligo di distruzione del materiale infetto. I trattamenti raccomandati per la lotta alla cicalina sono tre e vanno posizionati un mese dopo la comparsa delle prime larve (poiché le cicaline non sono in grado di trasmettere il fitoplasma fino a circa 4 settimane dopo essersi nutrite da piante infette), poi 15 giorni dopo il primo trattamento per coprire tutto il periodo di schiusura e un terzo trattamento un mese dopo il secondo per combattere lo stadio adulto delle cicaline. Fondamentale risulta la fase di monitoraggio di Scafoideus titanus, non tanto per l’attività carpofaga di lieve entità ma per la flavescenza dorata, fitoplasma di cui è vettore e che trasmette alimentandosi prima da piante infette e poi da quelle sane.

L'uso di prodotti naturali, come l'olio essenziale di arancio, per il controllo di peronospora e oidio offrono indirettamente una riduzione delle popolazioni di cicaline negli stadi iniziali di  sviluppo (epoca in cui i trattamenti con insetticidi non sono molto diffusi). Questo prodotto ha un effetto sinergico nelle miscele con i comuni insetticidi (bio e non)

Agrofarmaci consigliati:

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Tripidi

Tripide della vite 

Tra i tripidi, la Frankliniella occidentalis è un'avversità ben conosciuta tra tecnici e viticoltori di uva da tavola perchè presente in tutte le fasi della fioritura . Compie 7 generazioni e le sue punture di nutrizione e di ovideposizione danneggia i tessuti della vite.

Tripide della vite

Le ovideposizioni sui boccioli fiorali provocano l’aborto del frutto e la mancata allegagione, mentre le lesioni sugli acini appena allegati favoriscono, nelle successive fasi di accrescimento, deformazioni della bacca e lo sviluppo di aree necrotiche  e suberificata.

In generale i grappoli risultano difficilmente commercializzabili a causa delle ferite in prossimità delle punture di alimentazione che   tendono a spaccarsi creando delle vie di insediamento di muffe e marciumi

Come controllare il tripide?

Il monitoraggio con trappole cromatropiche (azzurre) permette di verificare l'attività del tripide.

Per il controllo con gli insetticidi di sintesi si rimanda ai principi attivi autorizzati nei Disciplinari di Produzione regionali 

Agrofarmaci consigliati:

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Acari della vite

Acari polifagi

Il Ragnetto rosso (T. urticae; T. telarius) è un un acaro polifago, che infesta molti ortaggi, piante arboree ornamentali ed erbacee e la maggior parte delle piante da frutto.

ragnetto rosso della vite

L'attività trofica di questi tetraichidi provoca, sulle foglie la comparsa di bolle, convesse verso la pagina superiore delle stesse, in corrispondenza delle quali sulla pagina inferiore vi è un incavo.o delle clorosi puntiformi che, nel caso delle varietà di uva a bacca rossa, evolvono in arrossamenti.

In alcuni casi, l’erinosi della vite può colpire anche i grappolini (nelle prime fasi) ed i germogli; in questi casi provoca vistose e caratteristiche ipertrofie e deformazioni, con presenza di tomentosità ed ammassi feltrosi sugli organi colpiti che successivamente degenerano.

La lotta specifica contro questi acari non trova, quasi mai, una giustificazione anche in considerazione del fatto che i normali trattamenti contro gli acari o altri fitofagi sono in grado di controllare le popolazioni dell’erinosi della vite.

Inoltre, si deve anche ricordare che trattamenti fungicidi antiodici a base di Zolfi (specialmente se polverulenti) agendo allo stato gassoso, hanno azione collaterale nei confronti degli acari, determinando asfissia.

Sostanze di base consigliate

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Carpet: Idrogeno carbonato di sodio per il controllo dell'oidio della vite
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Prev-Am Plus: Insetticida - Fungicida - Acaricida
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Prevatect: Chitosano cloridrato per il controllo della Botrite della vite
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